Come funziona la risonanza magnetica?

La risonanza magnetica è una tecnica di imaging che viene utilizzata in molti campi in ambito medico, soprattutto in quello ortopedico. Il macchinario ha una componente fondamentale all’interno della sua struttura e grazie a essa è possibile il suo funzionamento: il magnete. Originariamente, esisteva solo un tipo di risonanza magnetica, ovvero il modello chiuso. Il paziente, in questo caso, viene introdotto per intero attraverso un lettino all’interno del magnete e da lì, le parti interessate vengono sottoposte all’esame di imaging. 

Con il passare degli anni e l’avanzare della tecnologia, è stato ideato un altro tipo di modello di risonanza, ossia quello aperto. In quest’ultimo, non è necessaria la completa introduzione del paziente all’interno del magnete, ma,questo,coprirà soltanto la zona strettamente interessata dall’esame. Questo permette una maggior semplicità dell’esecuzione della procedura euna maggior velocità di esecuzione. Molto spesso, infatti, il paziente si trova in difficoltà all’interno di una risonanza magnetica chiusa con pochissimo spazio e con l’impossibilità di muoversi durante tutta la durata dello screening. Senza contare che il macchinario produce un rumore acustico abbastanza forte e questo, non raramente, causa agitazione e paura in alcuni soggetti. Tutto ciò non accade nel modello aperto. 

Purtroppo, la risonanza magnetica aperta non è possibile utilizzarla in tutti i casi ma, per quanto riguarda l’ambito ortopedico e quindi l’osservazione delle articolazioni, ha ottenuto ottimi risultati e va a creare un ambiente più confortevole per chi vi si sottopone.

Come agisce la risonanza magnetica?

La risonanza magnetica  sfrutta la composizione atomica del corpo umano attraverso l’azione del campo magnetico generato, al fine di andare a generare immagini dei tessuti corporei. La risonanza magnetica è un’ottima tecnologia per indagare sulle strutture che altrimenti sarebbero poco visibili con altri tipi di esami. In ambito ortopedico, è utile per indagare principalmente :

  • Legamenti
  • Tendini
  • Capsula articolare
  • Componenti specifiche della colonna vertebrale

La tecnica viene utilizzata in larga scala su problemi relativi ai vari tratti della nostra colonna poiché, a differenza della radiografia, è possibile visionare importanti strutture che, solitamente, causano le problematiche più comuni. È possibile vedere dettagliatamente, per esempio, la situazione dei dischi intervertebrali, che sono elementi fondamentali nei problemi di colonna.

Un’ altra differenza sostanziale la possiamo fare con la tecnologia della TAC. In quest’ultima, infatti, vengono utilizzate radiazioni ionizzanti per ottenere le immagini, cosa che non accade nella risonanza magnetica.

Senza dubbio, uno dei tratti più comunemente indagati con la risonanza magnetica è quello cervicale.

Come è fatta la colonna cervicale?

Il tratto della colonna cervicale è formato in totale da sette vertebre (C1 – C7). Esse vanno a formare una curva in lordosi e sostengono il peso del nostro cranio. Possiamo dividere la zona cervicale in:

  • Superiore (C1-C2)
  • Inferiore (C3-C7)

Le vertebre cervicali sono formate da:

  • Corpo vertebrale
  • Processo spinoso
  • Processi trasversi

Tra una vertebra e l’altra sono presenti i dischi intervertebrali. L’unica eccezione si ha nelle prime due vertebre cervicali superiori, denominate atlante ed epistrofeo. Esse hanno una struttura anatomica diversa rispetto al resto delle vertebre della colonna e vanno ad articolarsi tra loro differentemente, senza l’interposizione del disco.

La colonna cervicale accoglie e protegge numerose e importanti radici nervose che trasportano i segnali nelle zone craniali e brachiali. Possiamo ritrovare all’interno della nostra zona cervicale due plessi nervosi:

Da essi, si diramano numerosi fasci nervosi che conducono stimoli motori, tattili e dolorifici fino alle dita delle mani. Ne deriva che una compressione di una o più di queste radici, portano a problematiche relative ai vari decorsi nervosi.

La causa più comune in assoluto di compressione radicolare è la formazione di protrusioni discali ed ernie nel tratto cervicale. In questi casi, i dischi vertebrali interposti tra le vertebre fuoriescono parzialmente dalla loro sede e invadono lo spazio delle radici nervose.

Quando fare la risonanza magnetica cervicale?

In presenza di un quadro generale di più sintomi e fastidi relativi alla zona del collo, della testa e delle braccia che non vanno incontro a miglioramento spontaneo e perdurano da diverso tempo, è sempre consigliabile indagare a fondo sulla zona cervicale, perché potrebbe essere quella la causa del problema. I sintomi più comuni in questi casi sono:

  • Dolore localizzato nella zona del collo e delle spalle
  • Cefalea
  • Nausea
  • Vertigini
  • Formicolii agli arti superiori e alle dita
  • Perdita di forza nei muscoli delle braccia
  • Rigidità dei muscoli del collo e delle spalle
  • Ridotta mobilità cervicale

Cosa vede la risonanza magnetica cervicali?

Le problematiche più comunemente rilevabili attraverso l’esame di risonanza magnetica del distretto cervicale sono:

  • Protrusione cervicale
  • Ernia cervicale
  • Rettilinizzazione
  • Stenosi del canale vertebrale
  • Spondilolistesi
  • Iperlordosi

La risonanza magnetica ha delle controindicazioni?

La risonanza magnetica è un esame di routine e molto diffuso e per questo presenta poche controindicazioni. Esse sono:

  • Gravidanza
  • Obesità
  • Presenza di protesi metalliche
  • Portatori di pacemaker

Cosa fare una volta eseguito l’esame di risonanza magnetica?

Dopo aver effettuato l’esame di risonanza magnetica, è opportuno far visionare i risultati a un medico specializzato che potrà indirizzare al meglio il paziente verso la terapia più adatta alla sua sintomatologia e alla sua situazione complessiva.

In generale, in presenza di segni e sintomi che perdurano da diverso tempo, è strettamente consigliato intraprendere un percorso di fisioterapia. Molto spesso, il dolore e la sua stessa causa derivano da abitudini e movimenti scorretti ripetuti nel corso degli anni e questo porta numerosi squilibri e compensi nel nostro corpo. Proprio per questo motivo, è necessario servirsi della fisioterapia, non solo per agire direttamente sulla zona di dolore attraverso tecniche antidolorifiche e antinfiammatorie, ma soprattutto per andare a correggere e a riequilibrare il distretto cervicale e le zone a esso collegate, in modo da migliorare significativamente la situazione e da evitare ricadute.

Il percorso fisioterapico varia molto in base alla gravità dei sintomi. Generalmente, il trattamento consiste in:

Una volta ottenuta un’attenuazione significativa dei sintomi, è opportuno effettuare un percorso di mantenimento di rieducazione posturale. Il terapista, inoltre, andrà a consigliare il paziente riguardo le attività da svolgere in autonomia, soprattutto nell’ambito dell’attività sportiva.

Testo di Alessandra Burelli

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