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Un evento traumatico, una caduta, un movimento improvviso, possono essere la causa di lussazione della spalla.
Questa può avvenire, però, anche spontaneamente in soggetti che nascono con strutture capsulo-legamentose e tendinee lasse, predisponenti a questo tipo di infortunio.
Con il termine “lussazione” si definiamo lo spostamento e la perdita dei rapporti permanente delle superfici articolari l’una rispetto all’altra.
Nel caso della spalla si verifica quando la testa dell’omero fuoriesce totalmente dalla cavità glenoidea della scapola. Dobbiamo distinguere la lussazione dalla sub-lussazione si spalla in cui assistiamo ad una parziale e transitoria perdita dei rapporti articolari tra testa dell’omero e scapola.
La spalla è l’articolazione più mobile e complessa del corpo umano. Questa comprende varie componenti strutturali, tra cui tre segmenti ossei (clavicola, scapola, omero), la capsula articolare, la cartilagine articolare, legamenti, tendini e muscoli (cuffia dei rotatori, deltoide).
È costituita da ben 5 articolazioni che ci consentono ampio raggio di movimento e sono:
Tra le articolazioni sopra citate, ci interesseremo maggiormente all’articolazione scapolo-omerale, che mette in rapporto i capi articolari della scapola, tramite la cavità glenoidea, e la testa dell’omero.
Il cingolo scapolare è una struttura di per sé instabile a causa della conformazione della glenoide superficiale, che si articola solo con una piccola parte della testa dell’omero: il rapporto è di circa 1/3 tra la superficie della testa omerale e quella della glena.
Di conseguenza le ridotte dimensioni della cavità rispetto alla testa omerale conferiscono alla spalla un’ampia libertà di movimento al prezzo di una minore stabilitá.
Per questo quando la spalla è soggetta a un’intensa forza lesiva (come un colpo improvviso) può andare incontro a lussazione.
Tali condizioni si possono riscontrare a seguito di lesioni sportive da contatto o a seguito di un trauma causato da incidenti e/o cadute.
In caso di lussazione della spalla, anche i tessuti vicini all’articolazione, come legamenti e tendini, vasi e nervi, possono essere stirati o lacerati.
Per classificare il tipo di lussazione, conoscere la posizione dell’arto al momento del trauma è indispensabile per poter individuare la direzione della lussazione.
In base a questo distinguiamo le lussazioni in:
La lussazione anteriore è quasi sempre traumatica; la testa dell’omero è spinta anteriormente, e nel movimento può provocare danni alla capsula e ai legamenti accompagnati talvolta da lesioni della cartilagine articolare, dei vasi, delle ossa, della cute (in caso di lussazione esposta) e dei nervi.
Può avvenire contemporaneamente una frattura della testa omerale (lesione di Hill-Sachs), una lesione in cui si distacca il cercine glenoideo dalla cavità glenoidea (lesione di Bankart) o una lesione del labbro glenoideo (lesione SLAP).
Questa condizione è visibile e palpabile: infatti la spalla appare fuori posto e deforme perdendo la sua caratteristica rotondità; inoltre la zona intorno all’articolazione può essere gonfia o contusa.
Si tratta di un infortunio piuttosto doloroso, nel quale il soggetto non riesce a spostare il braccio allontanandolo dal corpo.
Può provocare intorpidimento del muscolo che ricopre la spalla.
In prima battuta viene generalmente eseguito un esame radiografico per confermare la diagnosi ed escludere la presenza di fratture.
Successivamente il trattamento della lussazione scapolo-omerale prevede, al più presto, il riposizionamento dell’articolazione.
Questo avviene attraverso particolari manovre che devono essere eseguite da personale esperto, per non peggiorare la situazione. Spesso, si somministrano antidolorifici e/o un’iniezione di anestetico nell’articolazione per limitare il dolore.
Dopo l’intervento di riduzione, il braccio verrà immobilizzato tramite un tutore e mantenuto per due/quattro settimane.
Generalmente nel caso di un primo episodio la terapia è conservativa.
Molto importante sarà evitare nuovi episodi lussativi.
Per questo motivo, dopo un periodo di immobilizzazione si procede con un periodo di riabilitazione per ottenere un recupero articolare completo e un successivo rinforzo delle strutture muscolari.
In caso di lussazione recidivante, lo specialista può suggerire di ricorrere all’operazione per “stabilizzare” l’articolazione, per esempio attraverso riparazione artroscopica (se il danno è limitato a capsula e legamenti) o intervenendo a cielo aperto spesso con la tecnica di Laterjet.
Nella prima fase post chirurgica si indossa un tutore per circa 3 settimane, in seguito si può iniziare un percorso riabilitativo necessario per raggiungere il massimo recupero funzionale.
La prima fase della fisioterapia ha come obiettivo il recupero della completa mobilità della spalla e il contenimento del dolore.
A volte è utile abbinare l’idrokinesiterapia dove, grazie alle caratteristiche specifiche dell’acqua, è possibile sollecitare la spalla consentendo un recupero più rapido.
Una volta recuperata l’articolarità completa, la terapia volge la sua attenzione al rinforzo muscolare e all’educazione del corretto schema motorio non tralasciando la biomeccanica della spalla in tutte le sue sfaccettature. L’obiettivo finale è il recupero totale di una spalla stabile e pronta al ritorno alle attività quotidiane e/o allo sport.
Testo di Claudia Di Mauro
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