Il dolore al gomito è molto comune, soprattutto in tutte quelle persone che sovraccaricano l’articolazione con posture o gesti ripetuti, come quelli svolti nel tennis, in cui il gomito è la leva principale. Spesso questo dolore è localizzato nella zona laterale, ed ha un nome: epicondilite”. È chiamato anche “gomito del tennista” perché il tennis è lo sport che più di tutti espone le strutture muscolari del gomito in tensione. Colpisce persone tra i 30 e 50 anni e tende a migliorare spontaneamente, ma molto spesso la durata del dolore è di qualche settimana ed è necessario intervenire con una terapia antalgica, fisioterapica o nei casi più gravi e rari chirurgica.

Il gomito: cenni di anatomia e biomeccanica

Per comprendere meglio la patologia, cerchiamo di approfondire a grandi linee l’anatomia e le funzioni di cui si occupa l’articolazione colpita. Il gomito è il punto di congiunzione tra il braccio e l’avambraccio. Dal punto di vista scheletrico è costituito da tre ossa:

  • Omero: l’osso lungo che costituisce il braccio (tra spalla e gomito) l’estremità superiore è di forma sferica mentre quella inferiore ha una forma larga e piatta e presenta lateralmente due tuberosità detti epicondili. Tramite la troclea e il capitello si articola con le ossa dell’avambraccio;
  • Radio e ulna: le ossa che situate parallelamente tra loro, costituiscono l’avambraccio (tra gomito e mano).

Il gomito compie movimenti di flessione (avvicinamento della mano alla spalla) e estensione (la mano si allontana dalla spalla) dell’avambraccio. Inoltre ruota l’avambraccio verso l’interno e verso l’esterno tramite i movimenti di pronazione e supinazione.

Anche se difficile da immaginare l’avambraccio comprende numerosi muscoli, e gli epicondili sono la sede di inserzione. In particolare:

  • L’epicondilo laterale è il punto in cui si inseriscono i muscoli che estendono l’avambraccio, la mano e le dita;
  • L’epicondilo mediale (o epitroclea) è il punto di inserzione dei muscoli flessori dell’avambraccio, della mano e delle dita.

L’epicondilite e le sue cause

L’epicondilite è un’infiammazione dei tendini che collegano l’avambraccio al gomito ed estendono il polso. In una prima fase il dolore si concentra sul punto comune di inserzione dei tendini: l’epicondilo, man mano che l’infiammazione aumenta il dolore tende a irradiarsi su tutto l’avambraccio e a farsi sentire anche a riposo.

Le persone maggiormente esposte a questa patologia sono quelle che per esigenze lavorative, sportive o semplicemente quotidiane, sollecitano maggiormente il gomito con movimenti ripetuti, andando incontro a quello che chiamiamo sovraccarico funzionale.

Un’ altra causa dell’epicondilite potrebbe essere un trauma dell’epicondilo, o per impatto diretto sulla zona o per un movimento svolto in una modalità scorretta.

Quali sono i sintomi dell'epicondilite?

Solitamente l’infiammazione si manifesta in maniera graduale, è raro assistere ad un esordio acuto dei sintomi. Il dolore, segno principale dell’epicondilite laterale, progressivamente aumenta nel corso di settimane e mesi e si amplifica dall’epicondilo laterale a tutto l’avambraccio.

I sintomi maggiormente riferiti sono:

  • Dolore sulla parte esterna del gomito (epicondilo laterale) che pian piano si irradia sull’avambraccio e parte dorsale nella mano;
  • Dolore alla palpazione di quella zona e che aumenta con i movimenti del gomito e del polso (es: girare una maniglia, aprire una bottiglia ecc..);
  • Gonfiore della regione dolente;
  • Debolezza della presa di oggetti di varia grandezza e peso, a volte risulta dolorosa;
  • Dolore acuto dopo periodi di immobilità del gomito, ad esempio al mattino.

L’epicondilite può risultare difficile da risolvere in breve tempo, spesso il dolore tende a cronicizzarsi e può durare anche uno o due anni se non si interviene tempestivamente e con le giuste modalità.

Come avviene la diagnosi?

Quando il dolore al gomito persiste per giorni è utile rivolgersi ad uno specialista, per avere certezza della diagnosi e intervenire rapidamente con le modalità più indicate.

È fondamentale fare una buona anamnesi per stabilire già in partenza se il soggetto è predisposto all’epicondilite, valutando se si pratica un particolare sport o un lavoro in cui si ripetono movimenti che stressano il gomito e potrebbero infiammare i tendini.

La diagnosi viene confermata tramite l’esame obiettivo (palpazione della zona e test specifici) e se necessario l’ausilio di alcuni esami strumentali (rx per escludere artrite del gomito, risonanza magnetica per escludere ernie cervicali che potrebbero manifestarsi con una sintomatologia simile ed elettromiografia per escludere un possibile compressione del nervo).

Cosa devo fare: il trattamento dell'epicondilite

Il dolore al gomito dovuto a epicondilite laterale può durare a lungo e se non trattato tende a tornare o a cronicizzarsi senza mai scomparire del tutto.

Nella maggior parte dei casi il trattamento è di tipo conservativo, ma nel 5/10% dei pazienti si deve ricorrere al trattamento chirurgico.

Trattamento conservativo e fisioterapia

In ogni caso il primo passo da fare è sicuramente il riposo soprattutto da quel gesto, lavorativo o sportivo, che ha causato l’infiammazione. Il consiglio è quello di non immobilizzare completamente il gomito per non andare incontro ad altre complicazioni, ma di evitare tutte quelle sollecitazioni dolorose, gesti ripetuti e carichi eccessivi.

Può essere utile aiutarsi con ghiaccio per alleviare il dolore, essendo questo un antinfiammatorio naturale, da porre sulla zona per pochi minuti più volte durante il giorno. Quando non è sufficiente, su prescrizione medica farmaci FANS aiutano a limitare la sintomatologia.

È assolutamente indicata la fisioterapia. Questa ha come primo obiettivo la riduzione del dolore e per raggiungerlo ha diversi strumenti come la terapia strumentale antinfiammatoria e antalgica (laser YAG, Tecar ecc) e la terapia manuale, lavorando su i tessuti per ridurre dolore e rigidità articolare.

In secondo luogo la fisioterapia si occuperà di riabilitare il gomito e i tendini lavorando con esercizi mirati sul rinforzo muscolare e sulla corretta esecuzione di quei gesti e posture che in passato hanno provocato l’infiammazione. In questo modo si potranno prevenire eventuali recidive.

Trattamento chirurgico

Nei rari casi in cui il trattamento conservativo non ottiene i risultati desiderati, potrebbe essere la chirurgia la strada necessaria. Le possibili procedure chirurgiche sono:

  • Rimozione del tessuto danneggiato,
  • Disinserzione parziale dei tendini coinvolti;
  • Perforazione dell’epicondilo per provocare il sanguinamento dell’osso che favorisce la guarigione.

Tutte vengono svolte in artroscopia senza bisogno del ricovero del paziente.

Anche in questo caso è fondamentale la riabilitazione da svolgere dopo l’intervento avente gli stessi obiettivi e le stesse fasi descritte in precedenza.

Testo di Elisa Piccioni

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