Cenni di anatomia della caviglia

L’articolazione tibiotarsica, comunemente detta caviglia, è un complesso articolare del nostro corpo composto fondamentalmente da 3 componenti: 

  • estremità distale della tibia
  • estremità distale del perone
  • astragalo che fa parte delle ossa del piede.

 La caviglia, nella sua posizione neutra, è un’articolazione stabile poiché la porzione anteriore della troclea dell’astragalo è stretta nel mortaio tibioperoneale, offrendo un’importante stabilità articolare.  L’astragalo non ha inserzioni tendinee quindi deve fare affidamento, in modo indiretto, sulla muscolatura che agisce sulle ossa adiacenti.  

Struttura della caviglia

Le strutture che stabilizzano la caviglia si distinguono in tre grandi gruppi: 

  • Centrale: costituito dalla membrana interossea e dai legamenti tibio-peroneale anteriore e posteriore che prevengono l’allontanamento reciproco dei due malleoli stabilizzando l’astragalo.
  • Compartimento interno: formato dal legamento deltoideo o collaterale interno
  • Compartimento esterno: composto da tre legamenti
  •  peroneo-astragalico anteriore LPAA, deteso nella posizione neutra della caviglia, entra in tensione durante la flessione plantare, fungendo, così, da freno alla supinazione nella flessione plantare
  •  peroneo-calcaneare LPC: che si tende nella flessione dorsale di caviglia.
  • peroneo-astragalico posteriore LPA.

Biomeccanica della caviglia

I movimenti che possono essere effettuati dalla caviglia sono:

  • Flessione dorsale 
  • Flessione plantare
  • Supinazione 
  • Pronazione 
  • Inversione: supinazione combinata alla flessione plantare
  • Eversione: pronazione associata alla flessione dorsale.

Quali sono i traumi più frequenti della caviglia?

È molto comune andare incontro a infortuni della caviglia ma quali sono i traumi più comuni? 

  • Distorsioni del compartimento laterale: questo compartimento in termini di incidenza di infortunio è quello più colpito (circa il 40% degli infortuni della caviglia) con un evento traumatico di supinazione associata a flessione plantare (inversione)
  • Distorsioni del compartimento mediale: le distorsioni del compartimento mediale sono determinate da un trauma distorsivo in eversione. Questo evento è più raro rispetto al precedente ma indubbiamente compromette strutture anatomicamente più delicate, soprattutto il legamento deltoideo

Fratture della caviglia:

  • Frattura da stress di caviglia: sono delle lesioni strutturali ossee causate da ripetute sollecitazioni a seguito delle quali l’osso non riesce a rimodellarsi. Queste sollecitazioni possono essere determinanti sia su un osso sano che su un osso ‘’indebolito’’ sul quale bastano anche semplici attività di vita quotidiana per provocare fratture. Gli sportivi sono i soggetti più esposti a questo tipo di frattura soprattutto i maratoneti oppure i ciclisti
  • Frattura Tibia: la frattura della tibia è causata principalmente da traumi ad alto impatto come cadute, incidenti stradali e infortuni sportivi (prevalentemente sport da contatto, scii o calcio). Le fratture più comuni che possiamo riscontrare sono le fratture trasverse, fratture a spirale, fratture comminute, fratture oblique e infine le fratture esposte
  • Frattura perone: il perone a differenza della tibia è più sottile nonostante siano della stessa lunghezza, questo comporta una maggiore predisposizione a fratture da alto impatto . Le fratture possono interessare i legamenti della caviglia, coinvolgendo anche la tibia oppure interessare esclusivamente la struttura ossea del perone. andando così a intervenire in maniera diversa nel processo riabilitativo. Ultima ma non per importanza, possiamo riscontrare,in ambito diagnostico, una frattura del perone insieme ad una frattura della diafisi tibiale
  • Tendinopatia achillea: per tendinopatia achillea si intende una sofferenza tendinea o infiammazione tendinea localizzata all’altezza del tendine d’Achille. Questa infiammazione la maggior parte delle volte è causata da un sovraccarico o overuse del tendine d’Achille . Spesso questa patologia è riscontrata nei maratoneti oppure negli sport dove il gesto atletico del salto è ricorrente.

Diagnosi della caviglia:

La diagnosi è fondamentale per identificare la presenza di un danno osseo o legamentoso dell’articolazione. 

Gli esami diagnostici più utili sono: 

  • TAC
  • RISONANZA MAGNETICA
  • RADIOGRAFIA.

 L’esame diagnostico viene eseguito in un secondo momento e non al momento del trauma. In fase acuta si può suggerire al paziente di mantenere l’arto a riposo, elevato e applicarci del ghiaccio. Se si avvertisse dolore durante la deambulazione, si potrebbe consigliare l’utilizzo di canadesi per sgravare il carico sulla caviglia.

Terapia e riabilitazione della caviglia:

Questi tipi di traumi possono essere affrontanti con delle terapie riabilitative con tempistiche diverse, in accordo con ciò che prescrive lo specialista. Da ricordare sempre che, qualora siano presenti fratture ossee o lesioni legamentose, è opportuno aspettare il tempo necessario affinché l’articolazione sia pronta per essere mobilizzata e a sostenere il carico.  

Nella prima fase il terapista dovrà recuperare il ROM dell’articolazione tibiotarsica ( range of motion) attraverso mobilitazioni passive e successivamente attive in tutti i piani dello spazio, rispettando sempre la soglia del dolore del paziente. Durante questa fase, qualora il terapista riscontri nelle strutture adiacenti all’articolazione presenza di dolore alla palpazione, edemi o ematomi, si possono utilizzare elettromedicali come la tecarterapia, la laserterapia, il crioultrasuono e la magnetoterapia.

Percorso riabilitativo:

L’articolazione tibiotarsica è l’articolazione cardine che ci permette di muovere il piede e di conseguenza permetterci di camminare ed è per questo che è molto importante che il terapista rieduchi il paziente al corretto schema del passo, attraverso:

-Esercizi propriocettivi: fondamentale per far si che il pz riconosca la propria articolazione nei piani dello spazio e sappia gestire il carico nuovamente, garantire stabilità, equilibrio e coordinazione nell’esecuzione corretta dei movimenti

-Rinforzo muscolare: nei traumi distorsivi così come nelle fratture anche le strutture mio-tendinee subiscono un ‘’insulto meccanico’’ e, di conseguenza, devono essere ‘’riattivate’’ secondo un’intensità progressiva. Si inizia sempre con una contrazione isometrica per poi passare alla gestione della contrazione isotonica con carichi progressivi (concentrica ed eccentrica)

L’idrokinesiterapia è un approccio terapeutico fondamentale soprattutto nel post trauma per permettere al paziente una precoce mobilizzazione e attivazione delle strutture interessate dal trauma . Nel post operatorio, l’idrokinesiterapia può essere effettuata dopo che la cicatrice chirurgica è “guarita” completamente, sotto indicazione dell’ ortopedico chirurgo.

Testo di Lorenzo Vitiello

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