Il motivo principale che dà origine a questa sindrome è il coinvolgimento del nervo tibiale posteriore. In determinate condizioni può infiammarsi e/o essere soggetto a compressione.
Questo nervo è anche responsabile della flessione plantare del piede e sostiene l’arco plantare. La sua azione è, quindi, fondamentale quando camminiamo o svolgiamo qualsiasi attività quotidiana.
Purtroppo, spesso non si riesce a risalire alla causa esatta della sua infiammazione, poiché può essere determinata da più fattori insieme che, in concomitanza di agenti esterni, come traumi, movimenti involontari o stress articolare, possono dare vita alla sintomatologia dolorosa. Per questo motivo, tende a soffrirne di più chi passa molto tempo in piedi oppure chi percorre abitualmente lunghi tratti camminando o correndo.
Le cause più probabili sono:
I sintomi più comuni sono:
Generalmente, i sintomi all’inizio tendono a peggiorare sotto sforzo, ovvero mentre si sta in piedi o si cammina. Non è raro che i sintomi aumentino di notte, come è tipico dell’infiammazione. Nel tempo, con la progressione e l’aggravamento della stessa, è possibile che la sintomatologia sia presente anche a riposo.
Vuoi capire l’origine del tuo problema e strutturare il percorso fisioterapico migliore per risolverlo definitivamente?
Qualora tu le avessi, portaci prescrizioni mediche, risonanze e Rx. In questo modo potremo valutare insieme la situazione e stabilire il miglior percorso da fare per affrontare il tuo problema e risolverlo rapidamente. Se non le hai e sono necessarie, le potremo fare rapidamente da noi.
Il tunnel tarsale è uno stretto passaggio che si trova a livello della caviglia, più precisamente nella zona interna, poco sotto il malleolo. È definito “tunnel” proprio perché (analogamente a quello carpale, nella zona del polso) al suo interno passano diverse strutture molto importanti come nervi, vasi sanguigni e tendini. Purtroppo, la sua posizione e la sua anatomia rendono questo distretto particolarmente sensibile e può capitare che esso venga “schiacciato”, causando dolore e fastidio.
Non ci sono esami o test che possono dare una diagnosi certa, visto che i sintomi sono poco specifici e le cause, come abbiamo visto, possono essere molteplici e combinate tra loro. È sicuramente fondamentale un’accurata anamnesi, l’osservazione e l’esame obiettivo del piede, allo scopo di ricercare elementi che possono aver contribuito al generarsi dell’infiammazione (come determinate conformazioni della volta plantare, in particolare il piede piatto).
Gli esami diagnostici più adatti sono:
Potrebbe essere utile effettuare anche un esame baropodometrico, per osservare e indagare con più accuratezza l’appoggio dei piedi sia in statica che in dinamica, poiché è uno dei fattori che concorre maggiormente allo scatenarsi della sindrome ed è l’elemento che su cui si deve lavorare di più.
Inizialmente è possibile, sotto prescrizione medica, attenuare il dolore e l’infiammazione attraverso l’assunzione di FANS (ossia farmaci antinfiammatori). Questi, però, non bastano per risolvere il problema, dal momento che, come abbiamo detto, la vera causa risiede in una vasta molteplicità di fattori e, di conseguenza, si dovrà agire su di essi attraverso il trattamento fisioterapico.
In prima battuta, si andrà a contrastare ulteriormente l’infiammazione attraverso l’utilizzo di macchinari specifici come:
In seguito il lavoro si concentrerà principalmente sul ripristino della corretta funzionalità del piede tramite:
Gli esercizi saranno pienamente incentrati sul recupero del corretto movimento del piede, quindi andranno a coinvolgere la sua muscolatura e, principalmente, anche quella del polpaccio. Si andrá a eseguire:
Tutto questo può essere fatto attraverso l’ausilio di elastici, pedane e step.
Sarà, inoltre, molto utile il lavoro di stretching che coinvolgerà tutta la catena posteriore degli arti inferiori e soprattutto la fascia plantare.
È utile, almeno nelle fasi iniziali della terapia, tenere l’articolazione a riposo ed evitare stress, carico e sollecitazioni eccessive a livello del piede. Sarebbe opportuno limitare lunghe camminate e corse, soprattutto su terreno instabile e irregolare.
Una volta terminata la terapia e ottenuta la scomparsa dei sintomi, è consigliabile cercare di mettere in atto tutta una serie di comportamenti allo scopo di non perdere i risultati ottenuti nel tempo e di evitare l’insorgere di recidive. Per esempio:
Sarebbe ottimo continuare il percorso di fisioterapia iniziando a svolgere delle sedute di rieducazione posturale, per correggere ancora meglio l’appoggio del piede.
È, inoltre, fondamentale, consultare un esperto per capire se ci sia la necessità di indossare dei plantari.
Testo di Alessandra Burelli
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