Anatomia caviglia
La caviglia è un’articolazione apparentemente semplice ma, analizzandola in modo più approfondito, scopriamo che effettua molti movimenti, supporta il carico di tutto il corpo e regola anche l’equilibrio posturale.
La pianta del piede è ricoperta di recettori che svolgono il ruolo di raccogliere quante più informazioni possibili dal terreno, informazioni di tipo termico, di qualità (instabile/stabile) di direzione di movimento (salita/ discesa/ deviazione).
Possiamo quindi definire il complesso caviglia/ piede un vero e proprio organo di senso.
Tutte le informazioni raccolte verranno poi trasmesse ad aree cerebrali specifiche attraverso circuiti nervosi, dove verranno poi elaborate in risposte motorie di adattamento dell’intero corpo.
Le ossa che vanno a comporre l’articolazione della caviglia sono quattro:
- Tibia
- Perone
- Astragalo
- Calcagno
I movimenti che la caviglia può compiere sono:
- Flessione/ estensione
- Pronazione/ supinazione
- Inversione/ eversione
Traumi della caviglia
Diversi sono i fattori predisponenti una distorsione, come ad esempio:
- Praticare sport
- Distorsioni precedenti
- Camminare su terreni irregolari (fangosi, scivolosi, instabili, ghiacciati)
- Utilizzo di calzature non idonee al tipo di terreno su cui si sta camminando
- Squilibri muscolari
- Alterazioni articolari
- Sovrappeso
- Obesità.
La caratteristica principale delle distorsioni è il fattore recidiva, proprio legato alla eccessiva elasticità, spesso lassità, delle strutture legamentose che sono state coinvolte.
Questo avviene soprattutto nei casi in cui, dopo un primo episodio distorsivo, non ci sia un adeguato programma fisioterapico di recupero.
Cosa fare dopo una distorsione alla caviglia
- Prima fase antalgica antinfiammatoria attraverso l’utilizzo di terapie strumentali, terapia manuale di mobilizzazione articolare passiva e drenante (qualora in presenza di versamento edematoso)
- Seconda fase di esercizi attivi a carico graduale e crescente anche attraverso utilizzo di attrezzi e ausili
- Idrokinesi presente in tutte le fasi
- Percorso di riatletizzazione in fisiopalestra con un programma personalizzato di recupero muscolare.
Le fratture di caviglia
Nei casi peggiori, una distorsione massimale può concludersi con una frattura e coinvolgere diverse sedi anatomiche:
- Frattura del malleolo peroneale (esterno)
- Frattura del malleolo tibiale (interno)
- Frattura trimalleolare (malleolo peroneale, malleolo tibiale e porzione inferiore posteriore della tibia)
Le fratture possono essere di due tipi:
- composte
- scomposte
Le prime vengono generalmente trattate con immobilizzazione gessata, le seconde con intervento chirurgico che prevede l’applicazione di osteosintesi (chiodo endomidollare, placche, viti) in grado di ricomporre e unire i frammenti ossei al fine di facilitare i processi riparativi (formazione del callo osseo).
Caso clinico di frattura di caviglia
La nostra paziente Paola durante una passeggiata, in un attimo di distrazione, mentre camminava su una superficie parzialmente ghiacciata, ha posizionato male il piede destro procurandosi una distorsione di caviglia in eversione (il piede ruota verso l’interno) che a sua volta ha causato una frattura trimalleolare scomposta.
È stato effettuato un intervento di osteosintesi con placca e viti e immobilizzata con un tutore per circa 2 settimane. Inizialmente poteva effettuare spostamenti essenziali e solo con l’ausilio di due bastoni canadesi, in totale scarico della gamba.
La prima fase della riabilitazione post chirurgica per frattura di caviglia
La paziente era piuttosto dolorante, l’immobilizzazione ha provocato un indebolimento della muscolatura dell’arto, ma anche del resto del corpo. Inoltre, lo schema deambulatorio alterato e l’utilizzo delle canadesi, le causava risentimento lungo la colonna e degli arti superiori. Durante la prima fase del programma riabilitativo, ci siamo concentrati su sedute fisioterapiche con cadenza di tre volte a settimana, comprensive di:
- Terapie strumentali (effetto antalgico- antinfiammatorio)
- Cauta mobilizzazione articolare passiva
- Massoterapia drenante
- Idrokinesiterapia
Seconda fase della riabilitazione post chirurgica per frattura di caviglia
A circa due mesi dall’intervento le condizioni della paziente sono migliorate notevolmente, sotto tutti i punti di vista. La caviglia si presenta più mobile, sgonfia e meno dolente. Abbiamo eliminato totalmente il tutore e siamo passati a una deambulazione con due bastoni canadesi per circa 2 settimane, iniziando a dare carico sull’arto, per poi passare a uno, e caricando sempre più progressivamente, fino a eliminare totalmente il supporto delle canadesi. Durante le sedute, quindi, sempre organizzate in tre volte a settimana, ci siamo concentrati su:
- Terapia manuale (mobilizzazione articolare passiva)
- Massoterapia
- Cauto lavoro sulle cicatrici
- Esercizi attivi con e senza carico sull’arto
- Esercizi di rieducazione al passo
- Idrokinesiterapia
Terza fase della riabilitazione post chirurgica per frattura di caviglia
A circa quattro mesi e mezzo dall’intervento, la deambulazione della paziente è piuttosto bilanciata, la caviglia si articola in tutti i piani dello spazio, l’arto si presenta complessivamente più forte e stabile a livello muscolare. La cadenza delle sedute continua a essere di tre volte a settimana ma si alternano quelle di fisioterapia a quelle di FisioPalestra, seguita quindi da un personal trainer, perché l’obiettivo è il totale recupero funzionale. Il lavoro svolto è quindi comprensivo di:
- Mobilizzazione articolare
- Lavoro manuale sulle cicatrici
- Esercizi attivi di mobilità
- Esercizi di recupero forza
- Propriocezione
- Cyclette
- Tapis roulant (camminata veloce/ corsetta)
Possiamo considerare il percorso riabilitativo concluso nel momento in cui la paziente è in grado di tornare alle attività di vita quotidiana e può riprendere l’attività sportiva; il lavoro svolto in FisioPalestra può essere un valido allenamento di supporto alla pratica sportiva, non ha limiti di tempo, anche in virtù del fatto che fino a un anno dall’inizio del percorso riabilitativo post trauma/ intervento chirurgico, c’è margine di recupero.
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