La tendinopatia della cuffia dei rotatori rappresenta la diagnosi più comune fra quelle riguardanti le problematiche muscoloscheletriche dell’articolazione della spalla.
Essa rappresenta una condizione di dolore locale persistente, che si manifesta nella regione anteriore e supero-laterale della spalla e del braccio, e di impotenza funzionale correlata al carico.
Nonostante i meccanismi alla base delle problematiche della cuffia dei rotatori siano tutt’oggi molto discussi, diversi autori concordano in un’origine legata a una combinazione di:
– fattori intrinseci, come ad esempio la genetica, l’alterata vascolarizzazione, la degenerazione dovuta all’invecchiamento, la calcificazione tendinea
– fattori estrinseci, come traumi acuti (per esempio cadere su una mano tesa) o gesti ripetitivi come sollevare, spingere, tirare o lanciare, uso prolungato di antibiotici.
La tendinopatia nella prima fase comporta modifiche della composizione del tendine, con un aumento di una categoria di cellule (proteoglicani) che richiamano acqua e generano il tipico gonfiore. Proprio questo aumento di volume spiegherebbe il contatto del tendine con la borsa sub-acromiale, fonte principale del dolore.
In caso di lesione, il dolore aumenta con il movimento, ma persiste anche a riposo e può portare al risveglio notturno. Le attività overhead ne risentono maggiormente, infatti il dolore è presente far i 60° e i 120°di abduzione ma non prima, e oltre, tale arco di movimento.
I quadri clinici possono essere molto differenti fra loro: in alcuni casi, nonostante il dolore possa essere importante, vengono adottati meccanismi di compenso che permettono ugualmente il movimento, mentre in altri casi potrebbe instaurarsi un vero e proprio quadro di pseudo-paralisi, spesso in assenza di dolore.
L’incidenza aumenta nelle categorie professionali a rischio, nei pazienti oltre gli 80 anni, nelle donne è correlata a dismetabolismi (problemi tiroidei) e negli uomini prevalentemente a fattori traumatici.
Le lesioni possono essere classificate in:
Il tendine maggiormente interessato è il sovraspinoso, seguito da sottospinoso, sottoscapolare e piccolo rotondo.
La valutazione delle patologie della cuffia dei rotatori si avvale di test clinici specifici e indagini diagnostiche con obiettivi differenti:
Il trattamento delle patologie che coinvolgono la cuffia dei rotatori varia a seconda di diversi fattori:
in presenza di una lesione, i fattori decisionali che guidano il chirurgo alla ricostruzione chirurgica della cuffia dei rotatori piuttosto che a un approccio conservativo sono l’età del paziente; le sue richieste funzionali; la causa e l’entità della lesione. Entrambi i trattamenti portano a un significativo miglioramento della percezione della qualità di vita in caso di lesioni di bassa entità. Nel caso di un approccio conservativo, esso viene proposto almeno 6 mesi prima di considerare la chirurgia, tuttavia, per pazienti giovani che hanno subito un trauma o per pazienti sotto i 60 anni con lesione massiva, si potrebbe valutare fin da subito l’intervento chirurgico.
Il trattamento chirurgico ha lo scopo di ristabilire il rapporto fra tendine lesionato e tessuto osso attraverso delle ancore, metalliche o riassorbibili. Esse vengono inserite nell’articolazione della spalla attraverso un approccio artroscopico: una procedura mini-invasiva che riduce la probabilità di complicanze post-operatorie e consente un processo riabilitativo rapido, con minore dolore post-chirurgico. Durante l’intervento possono essere eseguiti anche gesti come la rimozione della borsa sub-acromiale, l’acromionplastica, la riparazione del tendine del capo lungo del bicipite (tenodesi, ovvero reinserzione del tendine).
Successivamente al trattamento chirurgico, di ricostruzione della cuffia dei rotatori, sarà necessario intraprendere un percorso di riabilitazione che dura dalle 12 alle 16 settimane e può essere preceduto da una fase pre-operatoria, con lo scopo di migliorare il recupero post-chirurgico.
Nello specifico, subito dopo l’intervento chirurgico, farà seguito un periodo di immobilizzazione della spalla in un tutore che deve essere indossato per circa 3 settimane: nelle prime 36/72 ore deve essere indossato costantemente. Poi, può essere rimosso per attività leggere da scrivania e indossato in quelle attività dove si potrebbe perdere il controllo dell’arto (ore notturne, presenza di bambini, animali domestici).
Successivamente si intraprenderà un percorso specifico di riabilitazione, mirato al recupero dell’articolarità e della funzionalità dell’arto.
Testo di Rosita Laterza
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