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Il tendine d’Achille è il tendine più largo e forte del corpo umano, e origina dalla fusione dell’aponeurosi dei muscoli gastrocnemio e soleo. È responsabile della trasmissione della forza durante il movimento di dorsi-flessione del piede, garantendo in tal modo una normale deambulazione.
La persona che ha più probabilità di andare incontro a una rottura del tendine d’Achille è un uomo di età superiore ai 30 anni, età media 35, che in genere è uno sportivo ma che gioca a calcio, basket o tennis nel fine settimana. In termini di percentuali, si considera il 63.3 % i casi in cui le di rotture del tendine d’Achille colpiscono chi pratica sport in maniera saltuaria.
Altri sport a rischio sono:
Tra il 6 e il 18% dei corridori soffrono di tendinosi dell’Achille (cioè degenerazione cronica del tendine che conduce al suo indebolimento), che potrebbe essere un precursore di una rottura del tendine. Questa lesione è più comune negli uomini che nelle donne, ma questo dato può riflettere il maggior numero di uomini che praticano sport rispetto alle donne.
Le cause lesive possono essere di natura:
Inoltre, ci sono due fattori di rischio che predispongono la rottura del tendine, quali:
A seguito della rottura del tendine, la sensazione tipica riferita dal paziente è quella di essere stato colpito da qualcosa di molto simile a una frustata a livello della regione inferiore della gamba, tale sensazione è generalmente accompagnata da una percezione di “schiocco” rumoroso.
Il quadro clinico post-lesionale è caratterizzato da:
La diagnosi di rottura del tendine d’Achille avviene, in prima battuta, tramite una valutazione clinica effettuata dal medico, il quale dopo un’attenta anamnesi e valutazione clinica, effettuerà dei test specifici.
Lo specialista esegue alcune manovre in grado di accertare la rottura, tra cui il test di Thompson. Questo consiste nella compressione del muscolo del polpaccio da entrambi i lati, mentre il paziente è sdraiato in posizione prona. In condizioni normali, la compressione indurrà la flessione plantare del piede. In caso di rottura,la manovra provocherà intenso dolore, senza alcun movimento del piede. Per rilevare l’entità della lesione, e stabilire se la rottura è parziale o totale, il medico potrà richiedere al paziente di effettuare un esame strumentale che sarà un’ecografia e se sarà necessario anche una risonanza magnetica.
In caso di rottura del tendine di Achille spesso l’ortopedico consiglia di ricorrere a un intervento chirurgico di riparazione, soprattutto nel caso in cui si tratta di persone più giovani e attive, tramite il quale si ripristina la lunghezza e la funzionalità del tendine.
Ci sono diverse tecniche, ognuna scelta in base al caso clinico specifico:
Con la terapia chirurgica e conservativa della rottura del tendine d’Achille, è necessario un trattamento di follow-up e riabilitazione di lunga durata per circa tre mesi. Inoltre, deve essere somministrata una profilassi antitrombotica per evitare lo sviluppo di una trombosi potenzialmente pericolosa nell’arto inferiore colpito.
In ogni caso, l’obiettivo dell’intervento per ricostruire il tendine di Achille è quello di ristabilire la piena funzionalità della caviglia.
Il fisioterapista per procedere dovrà confrontarsi con il chirurgo ortopedico che ha fatto l’intervento. L’ortopedico può dare informazioni utili su:
Gli obiettivi della terapia nella fase iniziale della riabilitazione sono:
Al paziente, solitamente, vengono segnati esercizi da poter svolgere a casa come lo stretching in dorsi-flessione ed esercizi di contrazione muscolare.
L’idrokinestierapia (terapia in acqua) viene svolta nel momento in cui la ferita lo consenta. La possibilità di lavorare in acqua è uno degli strumenti più efficaci nel contrastare il dolore e nelle ripresa funzionale completa.
Gli obiettivi della riabilitazione nella fase successiva sono:
A partire dal secondo – terzo mese si possono inserire esercizi con sollevamento sulla punta dei piedi e si prosegue poi il potenziamento dei muscoli attraverso esercizi di rinforzo che interessano l’intero arto inferiore.
ln caso di rottura del tendine d’Achille, il trattamento varia in base:
La rottura del tendine d’Achille è un incidente. Se possibile, i soccorritori devono prestare un trattamento d’emergenza secondo la regola PECH. Questa abbreviazione sta per:
Nel caso di una rottura parziale del tendine, si può optare per un gesso o tutore comprensivo di sostegni per mantenere il tallone sollevato e favorire la rimarginazione del tendine lacerato che verranno tenuti per più di qualche settimana. Questo periodo di immobilizzazione comporta atrofia muscolare (diminuzione del volume e della funzionalità delle masse muscolari) e rigidità articolare.
Dopo qualsiasi trattamento è necessario sottoporsi ad un ciclo di fisioterapia e riabilitazione per recuperare:
La riabilitazione propriocettiva è una fase fondamentale per il ritorno alla normale attività del piede. I recettori propriocettivi sono recettori nervosi presenti in un numero molto elevato nelle strutture articolari, in particolare su legamenti e tendini. Il loro compito è quello di inviare informazioni sullo stato di stiramento di questi tessuti per consentire al sistema nervoso di reagire in maniera adeguata ed estremamente veloce con contrazione della muscolatura, idonee a stabilizzare l’articolazione e quindi conservare i rapporti articolari stessi, anche in situazioni dinamiche particolarmente stressanti per la caviglia. Questi recettori forniscono anche informazioni necessarie per il mantenimento dell’equilibrio nello spazio.
È molto importante per il terapista recuperare le capacità propriocettive e stimolarle per ridare all’articolazione, oggetto di trauma, la completa efficienza e funzionalità.
La rieducazione neuromuscolare della caviglia e del piede solitamente passa attraverso fasi differenti, nelle quali gli stimoli preposti al paziente subiranno un incremento per quantità e qualità; sarà altresì importante cambiare il più possibile gli stimoli stessi variando i parametri del movimento.
La rieducazione propriocettiva comporta l’utilizzo di piani instabili, come:
Quando si è arrivati ad un recupero completo propriocettivo, del tono muscolare e ad una buona elasticità si procedere per il ritorno alla attività sportiva, che generalmente avviene dopo 4-6 mesi.
Per quanto riguarda la prevenzione da un’eventuale rottura del tendine possiamo considerare queste accortezze:
Testo di Elisa Piccioni
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