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Le fratture di gomito possono essere di diversi tipi in base alle strutture che vengono coinvolte nel trauma, le più importanti sono:
Il trattamento delle fratture composte è conservativo, si ricorre dunque all’immediata immobilizzazione in apparecchio gessato per almeno 30 giorni e successiva riabilitazione per recuperare la mobilità e il tono muscolare perso durante il periodo di guarigione della frattura.
Nei casi in cui la frattura risulta essere scomposta si procede al trattamento chirurgico.
Altre fratture da ricordare sono:
– Le fratture dell’estremità distale dell’omero, si possono verificare dopo una caduta sul palmo della mano in posizione di difesa. La lesione può interessare l’epicondilo e/o l’epitroclea (ed essere dunque extra capsulare ed extra articolare), oppure essere intra capsulare ed extra articolare, oppure intra capsulare e intra articolare. Se la frattura è composta capsulare e extra articolare il trattamento è conservativo con gesso, mentre negli altri casi è indicata l’operazione chirurgica con successiva riabilitazione
– Le fratture del processo coronoideo, che interessano appunto la coronoide del gomito, fondamentale elemento di stabilità per questa articolazione, impedisce lo scivolamento posteriore dell’ulna rispetto all’omero. Si ricorda che su questo processo si inserisce il legamento collaterale mediale, anch’esso importante elemento di stabilità del gomito. Spesso questa frattura si associa ad altre lesioni, nonché alla lesione di questo legamento, e si verifica anch’essa dopo una caduta sul palmo della mano atteggiata a difesa.
La complicazione principale nel caso delle fratture di gomito è la rigidità dell’articolazione, in particolare nei movimenti di prono-supinazione, connessa a un possibile spostamento dei frammenti ossei, alla formazione di calcificazioni anomale o alle retrazioni capsulo-legamentose legate all’immobilizzazione.
A seguito di questi traumi è possibile che si verifichi un’artrosi precoce dell’articolazione, o di pseudoartrosi, evenienza infausta in cui la frattura non riesce a guarire e a formare il callo osseo come dovrebbe avvenire.
Si ribadisce l’importanza di eseguire un buon percorso fisioterapico dopo la rimozione del gesso, o dell’eventuale operazione chirurgica, che possa riportare l’articolazione al massimo della sua funzionalità, limitando l’instaurarsi delle complicanze prima citate. Associata alla fisioterapia classica, ove possibile, sarà utile anche effettuare sedute di idrokinesiterapia per accelerare e migliorare il recupero, sfruttando il lavoro in acqua, dove il paziente potrà migliorare nell’articolarità e nella ripresa della forza muscolare percependo meno dolore.
Vuoi capire l’origine del tuo problema e strutturare il percorso fisioterapico migliore per risolverlo definitivamente?
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Le fratture di gomito sono il più delle volte causate da traumi importanti come cadute da grandi altezze, con il braccio generalmente in estensione, incidenti in auto o traumi sportivi ad alto impatto. Il trattamento più indicato varia in base a diversi fattori: nelle fratture composte viene generalmente consigliato il trattamento conservativo, mentre in quelle scomposte il trattamento è di tipo chirurgico, soprattutto quando queste presentano lesioni associate.
Il gomito è l’articolazione dell’arto superiore che congiunge il braccio con l’avambraccio. Esso ha la funzione di allungare o accorciare la distanza tra la spalla e la mano per consentire a quest’ultima di afferrare gli oggetti e compiere azioni funzionalmente utili come ad esempio portare il cibo alla bocca.
Nello specifico, il braccio (omero) è la porzione dell’arto superiore compresa tra l’articolazione della spalla e il gomito, mentre l’avambraccio (formato a sua volta dal radio e dall’ulna) è compreso tra il gomito e il polso.
L’articolazione del gomito è dunque composta da tre ossa:
Il gomito è un’articolazione “a cerniera”, può compiere dunque ampi movimenti di flesso-estensione e movimenti di prono-supinazione, che risultano essere più limitati dei primi (nella supinazione il palmo della mano si rivolge verso l’alto, nella pronazione verso il basso).
Comprende tre articolazioni, indipendenti tra di loro, racchiuse nella stessa capsula articolare e con l’apparato legamentoso in comune, sono l’articolazione:
Il primo osso importante che entra a far parte di questa importante articolazione è l’omero. Questo presenta una parte distale larga e piatta, chiamata anche “paletta omerale”, rivestita di cartilagine, che a sua volta presenta due superfici articolari: la troclea e il capitello
A livello distale l’omero presenta due protuberanze ossee: una mediale, chiamata epitroclea e una laterale, chiamata epicondilo. Su queste due strutture prendono inserzione diversi muscoli che permettono i movimenti dell’avambraccio, del polso e della mano. Nello specifico:
L’ulna invece presenta nella sua parte superiore una larga cavità a forma di uncino, chiamata incisura trocleare, delimitata a sua volta da due sporgenze ossee chiamate coronoide, o processo coronoideo, (anteriormente) e olecrano (posteriormente).
Sull’olecrano prende inserzione il tricipite brachiale, mentre dal processo coronoideo origina il muscolo pronatore rotondo e vi si inserisce il muscolo brachiale.
Tra la coronoide e l’olecrano, lateralmente, è presente una piccola incisura, chiamata incisura radiale, che permette l’articolazione tra l’ulna e il radio.
Il radio presenta, nella sua estremità superiore, due strutture importanti:
Come visto in precedenza, i muscoli che si inseriscono nel gomito si diramano ai lati dell’articolazione, dove non possono interferire con il movimento.
I muscoli del gomito si possono dividere nei seguenti gruppi:
Altri muscoli importanti che prendono inserzione sul gomito sono:
Le tre articolazioni del gomito prima citate sono mantenute unite tra di loro tramite la capsula articolare, un manicotto fibroso stabilizzato a sua volta da resistenti legamenti collaterali, mediali e laterali. Questi legamenti mediali sono:
Un altro legamento importante da ricordare è il legamento anulare del radio che circonda, appunto come un anello, il capitello radiale e si inserisce poi sull’ulna. Il suo compito è quello di mantenere il radio vicino all’ulna durante i movimenti del gomito, consentendogli di effettuare solo i movimenti di rotazione sul proprio asse durante la prono-supinazione.
Il radio e l’ulna sono mantenuti vicini e collegati tra di loro per tutta la loro lunghezza da una struttura connettivale robusta: la membrana interossea.
Il gomito è un’articolazione complessa e può andare incontro a diversi traumi e/o sindromi più o meno importanti, tra queste ultime ricordiamo:
Tra le patologie traumatiche del gomito troviamo:
Testo di Alessandra Del Vecchio
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