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Instabilità antero-inferiore di spalla

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Sintomi dell’instabilità antero-inferiore di spalla

Il sintomo principale è l’apprensione, ovvero la paura del paziente nell’effettuare i movimenti “lussanti” e può essere valutata dall’ortopedico anche con dei test clinici

Il dolore è presente solitamente nella prima fase dopo la lussazione o la chirurgia, mentre nelle problematiche più croniche i sintomi tipici sono: 

  • la sensazione di instabilità 
  • i click articolari
  • l’apprensione nei movimenti di apertura e rotazione esterna del braccio

L’instabilità di spalla è caratterizzata da sublussazioni o lussazioni dell’articolazione gleno-omerale. 

Può avvenire in 3 diverse direzioni: 

  • Antero-inferiore
  • Posteriore 
  • Multi-direzionale 

L’instabilità antero-inferiore è di gran lunga la più comune, viene registrata tra il 70 e il 95% dei casi. 

 

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Le instabilità di spalla possono essere divise inoltre in: 

  • Traumatiche 
  • Atraumatiche 
  • Volontarie

Le traumatiche sono le più comuni, sono caratterizzate dalla fuoriuscita della spalla dalla sua posizione anatomica in modo parziale (sublussazione) o totale (lussazione). 

L’instabilità di spalla è piuttosto comune nella popolazione giovane, con un picco di incidenza tra i 15 e i 30 anni, soprattutto nei maschi e in chi pratica sport che prevedono contatti o collisioni. 

Il meccanismo lesivo più comune è una caduta con il gomito piegato e la spalla in rotazione esterna, seguito da un meccanismo di caduta diretta sul braccio esteso. 

Molto spesso, il trauma si somma a una predisposizione anatomica, con una situazione di lassità dei tessuti legamentosi generale del paziente. 

Diagnosi dell’instabilità antero-inferiore di spalla

La diagnosi in caso di lussazione è abbastanza evidente, il paziente percepirà la fuoriuscita dalla sede anatomica solitamente con un grande dolore e dovrà ricevere assistenza per la manovra di riduzione della spalla. Prima di procedere alla riduzione, viene solitamente eseguita una radiografia per valutare la presenza di possibili danni concomitanti ossei (fratture)

In alcuni casi di lussazione possono essere interessati anche i nervi: in particolar modo, se la spalla rimane fuori sede per un tempo lungo. In caso di sospetto di interessamento nervoso, l’ortopedico può prescrivere un’elettromiografia per valutare la presenza del danno e la sua entità. 

In caso di sub-lussazioni o micro-instabilità servirà invece un consulto di un ortopedico specialista della spalla, che si avvarrà di esami strumentali quale radiografia o risonanza magnetica

La risonanza magnetica è utile per valutare la presenza di lesioni delle strutture molli legamentose, quasi sempre presenti nei soggetti con instabilità, oltre a mettere in luce la presenza di danni ossei sulla testa omerale o sulla glena. 

Queste lesioni ossee (lesione di Hill-Sachs o lesione ossea di Bankart) vengono chiamate anche “kissing lesions” o lesioni “da bacio”, perché la testa dell’omero, uscendo dalla sua sede anatomica, dà un bacio alla glena della scapola creando un’incisura sull’osso. 

Trattamento dell’instabilità antero-inferiore di spalla

Le instabilità antero-inferiori possono essere trattate in due modi: 

La scelta tra i due tipi di trattamento viene effettuata dall’ortopedico in accordo con il paziente e segue un ragionamento clinico-diagnostico preciso. 

Il trattamento conservativo 

Può essere scelto nelle instabilità di spalla, sebbene presenti un rischio di fallimento abbastanza alto. Alcuni fattori che orientano l’ortopedico verso il trattamento conservativo sono: 

  • Primo episodio di lussazione (negli episodi successivi cala drasticamente la possibilità di successo) 
  • Entità del danno anatomico ridotto, con lesioni legamentose e ossee ritenute minori dal chirurgo 
  • Non partecipazione in sport di contatto o collisione in modo agonistico

Trattamento chirurgico

In caso si opti invece per il trattamento chirurgico, ci sono diverse tecniche a disposizione. Spesso nel planning pre-operatorio viene eseguita una TAC al paziente, per studiare l’entità del danno osseo e decidere quale intervento chirurgico eseguire. 

Le più comuni tecniche chirugiche sono:

  • La riparazione di Bankart. Tecnica artroscopica in cui viene riparata la lesione a livello legamentoso, intervento meno invasivo ma con un tasso di ricorrenza più alto
  • La tecnica di Latarjet. Viene posizionato un rocchetto osseo del processo coracoideo nella sede di instabilità, in modo che il grosso tendine comune che ci si inserisce preveda a fornire stabilità all’articolazione. Questo intervento, più invasivo, ha però un tasso di ricorrenza più basso di circa l’1% dei casi. 

Qualsiasi tecnica chirurgica si scelga, sarà importante una buona riabilitazione per ritornare alle attività sportive o lavorative che coinvolgono la spalla. 

La riabilitazione post-chirurgica ha una durata media di circa 3-4 mesi, di cui il primo mese si porta un tutore contenitivo per evitare movimenti potenzialmente dannosi.  

Una volta rimosso il tutore, vengono iniziati dei movimenti passivi e attivi per il recupero della mobilità e della forza della spalla. 

L’intensità degli esercizi viene progressivamente aumentata, fino a recuperare nell’ultima fase anche i movimenti di abduzione e rotazione esterna del braccio.

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