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L’operazione di protesi dell’anca può essere evitata con la fisioterapia? A volte, quando la patologia non è in una fase avanzata, sì. In questi casi è necessario che il percorso riabilitativo venga iniziato subito. Il paziente nelle giornate di dolore tende a limitare l’attività, a camminare meno. Ridurre il movimento è utile solo nelle fasi acute. È importante perciò impostare un piano di trattamento che prevede esercizi specifici, andando a favorire il mantenimento dell’allineamento dell’articolazione e una maggiore fluidità del movimento. Tra gli strumenti che ha a disposizione il fisioterapista, utili nella gestione del dolore e dell’infiammazione, oltre alla terapia manuale e all’esercizio terapeutico, ci sono le terapie fisiche quali:
– laser
Questi strumenti possono essere molto utili per ridurre la sintomatologia dolorosa; è chiaro però che non potranno influenzare il recupero del danno cartilagineo.
Vuoi capire l’origine del tuo problema e strutturare il percorso fisioterapico migliore per risolverlo definitivamente?
Qualora tu le avessi, portaci prescrizioni mediche, risonanze e Rx. In questo modo potremo valutare insieme la situazione e stabilire il miglior percorso da fare per affrontare il tuo problema e risolverlo rapidamente. Se non le hai e sono necessarie, le potremo fare rapidamente da noi.
Al giorno d’oggi, grazie alle nuove tecniche di chirurgia ortopedica sempre più all’avanguardia e meno invasive, l’intervento di protesi all’anca non deve spaventare ma deve essere vissuto con grande serenità. Ormai, infatti, viene considerato un intervento di routine a basso rischio. Tuttavia, parliamo comunque di un atto chirurgico importante, che va a installare una nuova articolazione fondamentale per la deambulazione e per compiere tutti i movimenti della vita quotidiana. L’intervento di protesi all’anca consiste nella sostituzione di uno o di entrambi gli elementi ossei dell’articolazione. La protesi, quindi, restituisce la corretta mobilità e funzionalità della zona colpita.
La protesi è formata da due componenti:
Viene realizzata in metallo (acciaio o leghe di titanio, cromo e cobalto), o in plastica dura (poletilene).
Esistono diversi tipi di protesi dell’anca in base alle componenti ossee che devono essere sostituite:
La protesi d’anca può essere essenzialmente di due tipi:
Il percorso riabilitativo di queste due varianti di artroprotesi è completamente differente: mentre la prima ha un recupero più breve, la seconda, che ha dei tempi riabilitativi più lungi, è più “longeva” e facilmente sostituibile, per questo viene preferita per i pazienti più giovani.
Le protesi all’anca sono necessarie in seguito a un’usura delle faccette cartilaginee dell’anca stessa, dovute all’età avanzata o in seguito a un episodio traumatico.
Le cause principali di un impianto di protesi d’anca sono:
– Artrosi: una degenerazione della cartilagine intrarticolare che può essere dovuta a cause non ben definite oppure a una predisposizione genetica. La riduzione di cartilagine a livello di questa articolazione porta a un’usura importante dei capi ossei coinvolti. L’artrosi può causare, quindi, una sintomatologia dolorosa importante, accompagnata da una limitazione funzionale che può precludere alla persona alcune attività della vita quotidiana e inficiare negativamente sul cammino
– Artriti: stati infiammatori a carico delle articolazioni caratterizzati da una progressiva distruzione del tessuto osseo e cartilagineo, con conseguente deformazione dei capi articolari
– Fratture importanti a carico della testa del femore, dove il tessuto osseo non supporta un intervento di osteosintesi
– Necrosi della testa femorale, in quest’ultimo caso l’intervento deve avvenire in maniera tempestiva.
Il dolore, all’anca o irradiato a inguine e arto inferiore, può essere uno dei principali indicatori di una problematica articolare.
Il dolore si può manifestare:
Altri segni e sintomi sono:
La visita ortopedica è il primo step a cui il soggetto si sottopone per la valutazione della gravità della problematica all’anca.
L’ortopedico valuterà la gravità della situazione e sceglierà il percorso o la terapia più adatta perché, se il dolore all’anca non limita gravemente la vita quotidiana del paziente, o migliora con il trattamento e gli esercizi, probabilmente, la protesi non è ancora l’opzione giusta per il paziente. Tuttavia, se il trattamento conservativo non è sufficiente per il ritorno all’autonomia quotidiana è indicato scegliere la strada chirurgica il prima possibile.
Il medico procede nella valutazione di:
Se lo ritiene necessario richiede un esame radiografico (Rx) per escludere eventuali patologie del bacino stesso e per comprendere l’origine del dolore. Quando il quadro clinico e radiologico hanno diagnosi di grave artrosi dell’anca, il medico ortopedico provvede a inserire il paziente in lista d’attesa per intervento di artroprotesi d’anca.
Prima dell’intervento è consigliato:
Nelle prime settimane post-intervento, è necessario evitare i movimenti di intra-rotazione (che consiste nel portare la punta del piede in dentro) e abduzione (che consiste nello spostare la coscia fuori dalla linea mediana) e sforzi che potrebbero compromettere il recupero della mobilità articolare.
Nel primo periodo il trattamento sarà passivo, a carico del fisioterapista, che si preoccuperà di trattare le aderenze connettivali legate alla cicatrice e di mobilizzare l’articolazione seguendo i tempi di recupero.
I primi giorni dopo l’intervento il paziente camminerà con l’ausilio del deambulatore, successivamente potrà usare prima due stampelle (o bastoni), poi una sola fino a raggiungere il carico totale.
Ogni seduta fisioterapica prevede:
In alcuni casi è importante il trattamento della colonna lombare, soprattutto se il paziente prima dell’operazione ha avuto una zoppia prolungata nel tempo.
Testo di Elisa Sordi
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