L’intervento di protesi d’anca rientra tra quelli con tasso di successo più alto in ortopedia ma richiede una riabilitazione accurata per valorizzare i risultati ottenuti chirurgicamente.
La riabilitazione dell’anca è il processo fisioterapico che consente di recuperare la completa autonomia e mobilità articolare, in seguito all’intervento chirurgico di protesi: quest’ultimo prevede la sostituzione dell’articolazione dell’anca con una protesi in grado di riprodurla sia anatomicamente che funzionalmente.

Quanto influisce l’intervento di protesi d’anca nella vita quotidiana?

Innanzitutto, la protesi d’anca è un intervento in grado di migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti che ne abbiano indicazione.
La vita dopo la protesi d’anca è assolutamente normale nelle attività quotidiane, fermo restando la necessità di evitare i movimenti che comportano un’eccessiva flessione dell’anca, specialmente se associata a un’intrarotazione eccessiva della gamba, ovvero ruotare il ginocchio e il piede verso l’interno, nel caso di un accesso chirurgico postero-laterale. Nel caso di un accesso anteriore, le limitazioni riguardano l’eccessiva estensione dell’anca (portare la gamba indietro), soprattutto se associata a un’extrarotazione dell’arto (ovvero rotazione del ginocchio o del piede verso l’esterno).
L’attività lavorativa non subisce sostanziali variazioni, specialmente per le attività prevalentemente sedentarie, ma anche per i lavori a più alto impatto fisico, che richiedano deambulazione o ortostatismo prolungati o movimenti articolari ripetuti (come flesso-estensioni dell’anca, salire e scendere da piani a differente altezza o automezzi). I moderni impianti sono infatti fabbricati per resistere a milioni di movimenti di questo tipo e a carichi assiali molto importanti. È consigliabile comunque evitare il sollevamento ripetuto di carichi elevati che possano stressare eccessivamente la protesi.

Quali sono i movimenti e le posizioni che devono essere evitati se si ha una protesi d’anca?

Dopo l’impianto di una protesi d’anca i tessuti non sono ancora stabili. Si ha un alto rischio di incorrere in una lussazione dell’articolazione, ossia lo spostamento della testa del femore dalla sua sede, l’acetabolo.
Per evitare questo problema, per almeno 2 mesi dopo l’intervento è molto importante evitare alcuni movimenti.
Nelle prime settimane dopo l’intervento di protesi d’anca, è bene evitare:
• le flessioni dell’articolazione oltre i 90° ( ad esempio sedendosi su sedie troppo basse)
• i movimenti esterni di intrarotazione e abduzione, associati a massima flessione, carico
Nello specifico, per le prime 8-10 settimane sono necessari alcuni accorgimenti come:
• mettersi le scarpe e le calze da soli senza l’ausilio di un calza-scarpe
• dormire sul lato operato (per evitare di pressare la ferita) e senza cuscino tra le gambe (per impedire l’abduzione dell’articolazione)
• guidare
• accavallare le gambe
• chinarsi in avanti quando è seduto per raccogliere oggetti
• fare perno sulla gamba operata per cambiare direzione (meglio girare su se stessi e a piccoli passi)
• eseguire movimenti di torsione del busto quando si è sdraiati a letto
• chinarsi a raccogliere oggetti con il ginocchio dell’arto operato esteso (per alcuni mesi meglio chiedere aiuto)
• sollevare carichi
• compiere sforzi eccessivi. È, inoltre, necessario utilizzare le stampelle per la deambulazione ed eliminare ogni ostacolo nelle zone in cui si vive, come tappeti, cera per pavimenti e oggetti.

I movimenti da evitare in base alla via di accesso chirurgico di protesi d’anca effettuata

I movimenti da evitare dipendono dal tipo di operazione effettuata, in particolare per le vie di accesso:
• postero-laterali, che presentano un rischio di lussazione posteriore, saranno da evitare i movimenti d’intrarotazione eccessiva della gamba, ovvero ruotare il ginocchio e il piede verso l’interno (come allacciarsi le scarpe tenendo il ginocchio verso l’interno) e di flessione
• laterali: il rischio di instabilità è con i movimenti di extrarotazione (come incrociare le gambe)
• anteriore: risulta atipica per l’instabilità, in quanto presenta una notevole stabilità anche nell’immediato post-operatorio. Le limitazioni riguardano l’eccessiva estensione dell’anca (portare la gamba indietro), specialmente se associata ad un’extrarotazione dell’arto (ovvero rotazione del ginocchio o del piede verso l’esterno)

Quali sono gli esercizi da evitare dopo la protesi d’anca?

Dopo un intervento di protesi totale di anca esistono degli esercizi che non devono essere immediatamente eseguiti. Il più comune che viene sempre fatto fare portando più svantaggi che vantaggi è l’elevazione dell’arto inferiore a gamba tesa. Questo esercizio, a parte un rinforzo muscolare del quadricipite non porta alcun vantaggio sulla riabilitazione della protesi d’anca appena eseguita ed inoltre sottopone l’impianto
protesico appena impiantato a uno stress di leva molto elevato. Ogni protesi d’anca viene ormai impiantata nel bacino senza usare cemento, a meno di casi estremamente particolari. La coppa senza cemento deve avere l’opportunità di integrarsi prima di essere sottoposta a carichi di leva. Questa integrazione negli impianti moderni avviene in circa 3 settimane.

Cosa evitare con la protesi d’anca quando si è a letto?

Quando ci si trova a letto è necessario:
• usare un cuscino tra le gambe se si dorme sul fianco
• non accavallare la gamba operata su quella sana sia sul letto che da seduti (per almeno 6-8 settimane dall’intervento). Dopo queste prime settimane, si formerà una specie di cicatrice attorno alla protesi che la renderà più stabile e permetterà questi movimenti. Si tratta comunque di movimenti da eseguire sempre comunque con una certa cautela
• non fare il ponte e preferire il lato operato se il paziente dorme sul fianco
• non dormire a pancia sotto

Quali accorgimenti avere con la protesi d’anca quando si è in piedi?

Dopo l’intervento di protesi d’anca, quando si è in piedi è fondamentale non:
• ruotare il tronco verso il lato sano
• extraruotare e iperestendere l’arto operato ( portarlo indietro)
• extraruotare, addurre ed estendere l’anca
La stabilità articolare, che evita le lussazioni e le sublussazioni, oltre che dalla via di accesso, dipende tanto anche dal corretto posizionamento delle componenti protesiche e della corretta ricostruzione articolare.

Quali sono gli sport non consigliati in caso di protesi d’anca?

In studio, naturalmente, viene presa in considerazione la storia del paziente e le necessità funzionali di quest’ultimo: pertanto, durante la visita specialistica si avrà modo di discutere la possibilità di continuare a praticare uno sport oppure sconsigliarlo.
Questo perché in alcuni casi, la pratica sportiva può portare a:
• fratture delle zone adiacenti all’impianto
• mobilizzazione precoce della protesi
• lussazione della protesi d’anca
• usura precoce
Queste informazioni si intendono relative al periodo successivo al recupero post-operatorio, ovvero dopo 3-4 mesi: il fattore fondamentale, comunque, è la ripresa della completa funzione dell’articolazione.
Ogni pratica sportiva prevede l’utilizzo di muscoli e articolazioni differenti: alcune risultano essere più rischiose.
Vista la natura di alcuni sport, possono esservi:
• sollecitazioni in rotazione dell’articolazione
• aumenti intensi di carico
• variazioni del carico articolare che possono influenzare negativamente la durata effettiva di una protesi d’anca correttamente impiantata

Per evitare un ulteriore ricorso alla chirurgia si sconsiglia la pratica degli sport ad alto impatto, come:
• Calcio, basket, pallavolo ( rischio di lussazione della protesi)
• Rugby
• Snowboard
• Jogging
• Sport da combattimento

Testo di Elisa Sordi

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