Tutti nella vita abbiamo, almeno, sentito parlare della frattura di polso. Infatti, si tratta di uno degli infortuni degli arti superiori più comuni. Ma conosciamo realmente di cosa si tratta? Come avviene, quali sono le conseguenze e come riconoscerla?
Prima di entrare nello specifico di questo spiacevole trauma, può essere utile chiarire il concetto di frattura.
Con il termine “frattura” intendiamo l’interruzione della continuità di un osso che causa dolore, impossibilità di movimento e necessita di un trattamento tempestivo. Le cause possono essere:
In base a come e dove avviene, all’entità, e al numero di segmenti ossei conseguenti, le fratture sono classificate in:
Tutte le ossa e le articolazioni del nostro corpo possono subire una frattura, ma alcune sono più esposte di altre e quindi più frequentemente traumatizzate.
Il polso, per la sua anatomia e per la sua posizione nell’arto, è una delle articolazioni che più spesso vanno incontro a frattura. Basta pensare a come, anche in una semplice caduta, la nostra prima reazione di difesa è quella di proteggerci con le mani e il primo a subirne le conseguenze è, appunto, il polso.
Il polso è la struttura di connessione tra avambraccio e mano ed è costituito da:
Legamenti collaterali ulnare e radiale e radiocarpali palmare e dorsale.
Come per tutte le fratture, le cause sono nella maggior parte traumatiche. In pochi casi le fratture sono legate a patologie del soggetto come l’osteoporosi.
Come abbiamo detto, durante una caduta la reazione spontanea è quella di proteggerti con le mani. Questo impatto, sommato al peso del nostro corpo, si propaga fino al polso e ne può causare la frattura.
I sintomi delle fratture di polso sono:
Non per forza tutti questi sintomi devono essere presenti, ma il sommarsi di alcuni di essi deve contribuire a rafforzare il sospetto di frattura.
Devi sapere che parlare di frattura di polso è, in realtà, molto generico perché, in base al meccanismo traumatico, esistono diverse tipologie di frattura. Le più importanti e frequenti sono le fratture:
La frattura di Colles, per frequenza, si pone come prima nella classifica, per questo merita un approfondimento. Il meccanismo alla base è la caduta diretta sulla mano in estensione, quindi con il palmo della mano in appoggio.
La frattura interessa l’epifisi distale del radio (la parte di osso che si articola con la mano) che si rompe su una linea orizzontale, e si stacca dal resto dell’osso spostandosi lateralmente e dorsalmente.
In questo caso, alla frattura del radio, è sempre associata la frattura di una parte del processo stiloideo dell’ulna (una porzione di osso molto vicina al polso).
La frattura di Colles si riconosce per alcuni segni precisi, legati allo spostamento dei frammenti accennati prima. La deformità è caratteristica di questa frattura e ben riconoscibile, e può essere:
Ovviamente, a questi segni si sommano tutti quelli che precedentemente abbiamo descritto.
Nella maggior parte dei casi la diagnosi di frattura del polso viene effettuata in pronto soccorso, perché i segni e i sintomi sono così evidenti da condurre il paziente immediatamente in visita. Ci sono dei casi meno gravi, invece, in cui dolore e gonfiore sono meno intensi e la frattura viene confusa per un semplice trauma contusivo.
Per questo, dopo un infortunio, e in presenza dei sintomi prima citati, è fondamentale recarsi da uno specialista. La diagnosi prevede:
Quindi, se sei caduto o hai subito un trauma diretto e ti riconosci in questo quadro clinico, non rimanere in dubbio e affidati a uno specialista.
Trattamento delle fratture di polso
In base a quanto emerso in fase di diagnosi, quindi al tipo di frattura , lo specialista programmerà il trattamento migliore, che può essere conservativo o chirurgico.
L’approccio conservativo prevede la riduzione della frattura in maniera incruenta. In caso di fratture scomposte i frammenti devono essere riallineati, questa operazione è molto delicata e può farla solo il medico specialista in ambienti sanitari idonei, con eventualmente la sedazione del paziente. Se la frattura è composta questa manovra non è necessaria.
Ridotta la frattura, si passa a un periodo variabile di immobilizzazione con gesso o tutore per permettere la produzione del callo osseo per saldare i frammenti.
In generale, il polso risponde bene al trattamento conservativo ma, nei casi più gravi, può essere necessaria la chirurgia. L’operazione prevede l’utilizzo di placche e viti per stabilizzare e avvicinare i capi ossei fratturati, ciò rende più facile la consolidazione e favorisce il recupero. Per questo la chirurgia è spesso indicata in pazienti giovani e sportivi, per velocizzare il ritorno in campo ed evitare complicanze. Anche dopo l’intervento è necessario un periodo di immobilizzazione che permette alla frattura di saldarsi e ai tessuti di guarire.
Sia a seguito del trattamento chirurgico che di quello conservativo, è necessario e fondamentale un percorso di fisioterapia per tornare a svolgere le normali attività di vita quotidiana e per riconquistare l’autonomia.
Il percorso di riabilitazione può iniziare anche durante il periodo di immobilizzazione. In questa fase la fisioterapia mira a attuare tutti quegli accorgimenti che prevengono rigidità articolare e ipotrofia, conseguenti all’immobilizzazione, e prevede:
Per quanto spesso non presa in considerazione, questa fase del percorso è fondamentale per velocizzare tutte quelle che seguiranno ed evitare spiacevoli complicanze.
Terminato il periodo dell’immobilizzazione, il fisioterapista inizierà una nuova fase. in cui gli obiettivi saranno sequenzialmente:
Il ritorno alla vita normale, la conquista dei piccoli gesti e della completa indipendenza, che sicuramente viene a mancare dopo un infortunio del genere, saranno la meta comune di fisioterapista e paziente. Un lavoro di squadra fatto di costanza e sacrifici porterà senza dubbio a ottimi risultati. È fondamentale impostare il percorso in base agli obiettivi del paziente e, per esempio, programmare, quando previsto, il ritorno in campo con una fase successiva di riatletizzazione, in cui il paziente è seguito da un personal trainer.
Testo di Elisa Piccioni
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