La lussazione di protesi d’anca corrisponde alla perdita di contatto tra testa del femore e inserto cotiloideo.
Spesso succede a causa di movimenti di flessione-rotazione o di estensione-rotazione, che possono portare ad una fuoriuscita della testina protesica dalla cavità acetabolare. La lussazione di protesi è spesso legata a un’insufficienza muscolare o ad un non corretto posizionamento delle componenti della protesi.
La dislocazione della protesi di anca è la seconda causa più comune di revisione chirurgica (dopo la mobilizzazione asettica).
I periodi più a rischio per la lussazione della protesi sono due:
1) nell’immediato periodo postoperatorio, è particolarmente elevato, ed è causato da un conflitto meccanico. Necessita di una riduzione in anestesia e non compromette il futuro della protesi
2) tardiva o recidivante, oltre il primo anno post-operatorio, il rischio cumulativo continua ad aumentare lentamente nel tempo, al ritmo dell’1% ogni cinque anni, causato dall’usura dell’impianto e necessita spesso di una revisione chirurgica.
Il rischio con il quale si verifica la lussazione di una protesi d’anca in termini di percentuali è:
- il 60 % durante i primi 3 mesi dopo l’intervento
- il 75 % durante il I anno
- un quarto dopo il I anno
Nello specifico tra l’1% e il 4% per i primi impianti e tra il 5% e il 15 % per le revisioni di protesi.
Le variabili coinvolte nel verificarsi della lussazione della protesi d’anca possono comprendere fattori legati a:
- paziente
- impianto e chirurgia
- post-operatorio
Per quanto riguarda i fattori legati al paziente, si deve sempre tener conto di:
- l’età avanzata
- l’essere in sovrappeso
- una diagnosi di artrite infiammatoria
- un alto numero di comorbidità, ossia la presenza contemporanea nello stesso soggetto di due o più malattie
In condizioni normali, nell’articolazione iniziale la testa femorale è mantenuta in sede nella cavità acetabolare dal legamento rotondo, dalla capsula articolare e dai muscoli peri-articolari. Questi mezzi di contenzione sono molto potenti e la lussazione d’anca è un evento molto raro, che capita solo a seguito di violenti traumi.
Ma, una volta tolta la testa femorale per impiantare una protesi, la stabilità dell’articolazione cambia e, in certi casi, può non essere sufficiente, aumentando il rischio di incorrere in una lussazione della protesi.
Una lussazione di protesi d’anca viene normalmente identificata in base alla direzione in cui si disloca la testa del femore e può essere:
- anteriore
- posteriore
- superiore
- inferiore, la più rara
Quali sono le cause della lussazione di una protesi dell’anca?
Le cause alla base di una lussazione di una protesi d’anca sono diverse e il trattamento dipende principalmente dalla causa stessa:
- il mal posizionamento dello stelo femorale: se c’è un contatto tra il collo dello stelo e la coppa nella prima fase di movimento, questo può fare da leva e “spingere” la testa del femore fuori dalla coppa
- il contatto tra i bordi acetabolari non rifilati ed il femore
- l’ iperlassità dell’articolazione dovuta a insufficienza muscolare o mancanza di tessuti molli
Quali sono le indagini strumentali per la lussazione della protesi d'anca?
Gli esami diagnostici che si considerano per valutare una lussazione della protesi d’anca sono:
- Rx: una radiografia del bacino con l’anca e una laterale dell’anca interessata consente di osservare:
– l’inclinazione della coppa
– la stabilità dell’interfaccia tra femore e osso
– la stabilità dell’interfaccia tra la coppa e l’osso
I raggi X sono anche utili per valutare qualsiasi discrepanza nella lunghezza degli arti. Di norma è il primo esame che si considera per un paziente con lussazione ricorrente
- la TAC può aiutare per la valutazione dell’antiversione (inclinazione) del femore e dell’acetabolo
Come bisogna trattare la lussazione di una protesi d’anca?
Per quanto riguarda il trattamento, vi sono diverse possibilità:
- il trattamento più frequente è la riduzione in pronto soccorso sotto sedazione e consiste in una trazione-rotazione dell’arto inferiore lussato per riportare la testina nel suo alloggio al centro dell’inserto cotiloideo. La riduzione viene confermata dalle nuove radiografie ed il paziente viene dimesso con indicazione a riposo per qualche settimana
- può essere necessaria la riduzione cruenta con un nuovo intervento chirurgico, nei casi in cui:
- la riduzione in narcosi non è possibile e/o efficace
- quando si evidenzia una mobilizzazione delle componenti della protesi
- un orientamento anomalo o una frattura peri-protesica che necessita di un’operazione chirurgica
L’opzione chirurgica è inevitabile quando la lussazione è “ricorrente” oppure causata da un malposizionamento delle componenti protesiche.
In cosa consiste la riabilitazione post-lussazione protesi d'anca?
Gli esercizi fisioterapici per questo tipo di intervento hanno come obiettivi:
- recupero dell’escursione articolare dell’anca
- potenziamento della muscolatura di anca, coscia e ginocchio
- ripristino della propriocezione dell’arto
La riabilitazione si può suddividere in 3 fasi principali:
- Fase acuta (primi 3 giorni): il fisioterapista insegna al paziente la corretta modalità dei movimenti base come scendere o risalire al letto e si inizia la deambulazione per piccoli tratti con l’ausilio del deambulatore. Inoltre iniziano anche gli esercizi di mobilizzazione passiva e attiva-assistita dell’anca.
- Fase subacuta (dal 4 al 21 giorno): si inizia con gli esercizi di rinforzo della muscolatura dell’arto inferiore. A ciò è consigliato associare la massoterapia a livello dell’arto inferiore, in particolar modo sulla coscia. In seguito si aumenta progressivamente il carico dell’arto inferiore andando a sostituire il deambulatore con i bastoni canadesi. Intorno alla terza settimana si iniziano anche gli esercizi propriocettivi per il miglioramento dell’equilibrio.
- Fase finale (dalla 3 settimana): il paziente cammina con le stampelle e si iniziano esercizi di rinforzo muscolare che prevedono l’uso delle cavigliere e la cyclette.
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