Una lussazione di anca sopravviene quasi sempre quando si compie un movimento che combina flessione e rotazione o, più raramente, a seguito di una caduta. La lussazione dell’anca deve essere differenziata dalla frattura sottocapitata (tra la testa ed il collo) del femore. Nel caso di una lussazione, l’anca si presenterà in intrarotazione, mentre nelle fratture di femore i muscoli che si inseriscono sul trocantere lo tirano verso l’alto e lo ruotano esternamente.
I sintomi di un’anca lussata sono:
Vuoi capire l’origine del tuo problema e strutturare il percorso fisioterapico migliore per risolverlo definitivamente?
Qualora tu le avessi, portaci prescrizioni mediche, risonanze e Rx. In questo modo potremo valutare insieme la situazione e stabilire il miglior percorso da fare per affrontare il tuo problema e risolverlo rapidamente. Se non le hai e sono necessarie, le potremo fare rapidamente da noi.
La lussazione dell’anca si verifica quando la testa sferica del femore esce dalla relativa cavità di forma tondeggiante dell’osso iliaco (bacino), perdendo così i loro rapporti reciproci.
Le lussazioni possono essere categorizzate in diverse tipologie.
Una prima distinzione da fare è quella tra lussazione:
La lussazione può essere di tipo:
Quando si ritiene di aver subito una lussazione dell’anca, è necessario rimanere immobili e recarsi al pronto soccorso, generalmente in ambulanza. Il medico, per porre diagnosi di lussazione dell’anca, effettua una valutazione clinica con dei test, ma la conferma avviene soltanto dopo aver eseguito una radiografia che consente di vedere anche la presenza di eventuali fratture.
Dato che nella lussazione posteriore dell’anca la testa del femore può schiacciare il nervo sciatico (dietro all’acetabolo), bisogna valutare il piede. Infatti, in caso di danno o lesione al nervo sciatico il piede non può effettuare né la flessione plantare né quella dorsale. Questo perché i nervi del piede originano dai rami del nervo sciatico, per cui possiamo avere un piede cadente con l’impossibilità di muoverlo. Quando si chiede al paziente di sollevare la punta del piede, è possibile che si alzino solo le dita. Questo perché i muscoli che fanno la flessione dorsale e quelli che alzano le dita dei piedi sono diversi. Inoltre, il paziente può avere una sensazione di formicolio alla gamba e al piede e perdita di sensibilità. Si può chiedere al paziente se sente qualcosa quando si tocca il dorso del piede.
Le lussazioni più frequenti sono quelle causate da traumi. L’origine del trauma può essere dovuta a:
Esistono diversi tipi di lussazione dell’anca:
Raramente si verifica una lussazione:
Le complicanze post-lussazione dell’anca possono essere:
La riduzione in 12 ore non è sufficiente per evitare la necrosi della testa del femore.
Per prevenire la lussazione dell’anca si può:
Si basa sulla riduzione della lussazione il più presto possibile: con opportune manovre si rimette la testa del femore nella sua posizione anatomica originale.
Bisogna trazionare (tirare) in modo che il femore percorra “la strada inversa” rispetto a quella seguita durante il trauma.
Per quanto riguarda il trattamento, vi sono diverse possibilità:
Dopo la riduzione, il medico può raccomandare di limitare il movimento dell’anca per diverse settimane per evitare una nuova lussazione.
La fisioterapia dipende dalle lesioni che si sono verificate durante il trauma, in particolare si divide in:
Questa terapia può ridurre i tempi di recupero fino al 50% in caso di frattura.
In caso di frattura dell’anca, per recuperare rapidamente, la magnetoterapia è fondamentale.
Nel secondo caso, dopo l’immobilizzazione bisogna iniziare un programma di fisioterapia personalizzato in base alle istruzioni dell’ortopedico.
La posizione più instabile e rischiosa dell’anca è in:
In pratica questa è la posizione che tengono generalmente le donne da sedute con le gambe incrociate. Per questa posizione è meglio aspettare il completo recupero dopo la lussazione.
All’inizio si il fisioterapista cerca di recuperare il movimento dell’anca in modo passivo.
In questo modo, si aumenta la flessibilità di:
Appena possibile, il paziente inizia la riabilitazione attiva.
Si parte con le contrazioni isometriche (senza movimento) contro la resistenza del fisioterapista perché permettono di recuperare il tono muscolare senza avere dolore.
Poi si passa ai movimenti di estensione: questi esercizi rinforzano il grande gluteo e i muscoli posteriori della coscia. Altrettanto importanti sono i rotatori esterni ed interni (piriforme, otturatore esterno, medio gluteo, piccolo gluteo) che, secondo Kapandji (Fisiologia Articolare II), sono muscoli fondamentali per la stabilità dell’anca. Si effettueranno esercizi per rinforzare gli adduttori (muscoli dell’interno coscia), che hanno l’effetto opposto.
Testo di Elisa Sordi
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